Come chiudere i debiti dell’azienda, liberare i fideiussori da quelle maledette firme e ricominciare da zero.
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È la vita di tanti quella di Simone (NDF), una storia che si ripete nelle sue tristi vicende di sovraindebitamento contratto per la cattiva sorte dell’azienda di famiglia, una ditta edile finita nella pancia della crisi.
Una crisi globale potremmo dire, che ha sparigliato le carte in molti settori, ora con un rapido sbuffo d’aria ora con un lento ma inesorabile sterminio di imprese e posti di lavoro. Proprio quello che sta succedendo nel settore edile in questi ultimi anni, vessato dai problemi di un Paese in stallo e da un regime fiscale castrante che lascia molto poco margine di manovra a piccole, medie e grandi imprese.
La situazione delle ditte edili è sempre più critica dal 2008. Da oltre un decennio cresce il numero delle imprese costrette a gettare la spugna. La conferma arriva dall’Ance – Associazione Nazionale Costruttori Edili – che condivide stime poco rassicuranti. Dal 2008 sono circa 70,000 le imprese ad aver chiuso; gli investimenti nelle costruzioni sono diminuite del 47% e il taglio alle risorse per le infrastrutture ha toccato la soglia del 66%. Un mix pesante da fronteggiare se a tutto questo aggiungiamo una crescita delle spese di ben 12 miliardi. Non risulta così difficile immaginare perché tante ditte edili in questi ultimi anni sono state costrette a chiudere i battenti. Imprenditori strozzati dal nodo delle congiunture avverse e da un regime fiscale asfissiante.
E non deve meravigliare che tante altre, purtroppo, sono sulla strada della chiusura, sovraccaricate da spese, tasse e problemi di sovraindebitamento.
Non basta la sofferenza per il fallimento, perché la chiusura di un’attività in crisi spesso si trascina dietro problemi di natura economica e finanziaria.
Finanziamenti e mutui che non si possono più sostenere che sfociano in poteche giudiziali e pignoramenti immobiliari che coinvolgono tutta la famiglia. O chiunque sia stato coinvolto in qualche operazione legata all’azienda fallita.
E questa è anche la vicenda di Simone, pieno di debiti e senza più casa.
Purtroppo perde la sua prima casa all’asta dopo un pignoramento immobiliare a fronte di un debito residuo.
Pieno di debiti e senza più casa
È proprio questa la triste conclusione della storia di Simone. Giovane, pieno di aspettative, come è giusto che sia. Un’altra pagina da scrivere nel grande libro dell’umanità. La sicurezza di un lavoro a tempo indeterminato in una S.p.A, la casa di proprietà, una relazione sentimentale solida. Tappe di vita che percorriamo da secoli e che oggi però sembrano essere mete impossibili da raggiungere, o comunque obiettivi impossibili da conservare a lungo.
In tutte le storie c’è sempre qualcuno o qualcosa che mette becco e cambia il corso degli eventi. E in questa, l’evento scatenante è la richiesta di una fideiussione da parte di una banca, a garanzia di un finanziamento concesso dall’istituto di credito all’azienda del padre, poi fallita. Consumata da una crisi che non risparmia dal danno e neanche dalla beffa. Perché nel suo vortice, purtroppo, finisce anche Simone a un’età troppo prematura per conoscere la disillusione della perdita e l’angoscia per la continua minaccia dei creditori.
In seguito al fallimento della ditta edile e sulla scorta della fideiussione, la banca ottiene l’emissione di un decreto ingiuntivo nei confronti di garante e società. A farne le spese, quindi, è il ragazzo che si ritrova un’ipoteca giudiziale e infine la casa pignorata.
La casa finisce all’asta
Svenduta a una cifra molto inferiore al suo valore, che non basta a sanare il debito residuo di € 125.450,32. È a questo punto che arriva il secondo colpo di grazia a danno di Simone, peraltro già aggravato da una spesa fissa di €1.180,00 per il sostentamento della famiglia.
La banca dà avvio a una procedura esecutiva mobiliare presso terzi, per aggredire tutto ciò che è pignorabile. Ricordiamo che il pignoramento mobiliare presso terzi riguarda tutto ciò che può essere attaccabile da parte dei creditori:
- conto corrente,
- stipendio,
- pensione,
- canoni di affitto ecc.
A questo punto, Simone deve per forza cercare una soluzione al debito. Non può perdere anche il suo stipendio. Deve mangiare, pagare un affitto, sostenere la sua famiglia.
Cerca su internet una soluzione per sovraindebitamento.
Trova questo blog e dopo:
- aver letto alcuni articoli,
- approfondito la garanzia offerta dallo studio Pagano,
- dato un’occhiata alle testimonianze dei clienti,
decide di rivolgersi a noi.
Appena lo incontro mi rendo conto di avere davanti un ragazzo frastornato e confuso, fortemente scoraggiato per la pesante condizione di sovraindebitamento.
È facile immedesimarsi. Prova ad immaginare cosa passa nella mente di un ragazzo travolto da un’onda così tanto anomala da spogliarlo di tutto ciò che ha costruito. Quale futuro può aspettarsi una persona che alla soglia dei 30 anni perde casa, rischia di vedersi decurtare il suo stipendio, e con esso la sensazione di inutilità nel costruire un “bottino” che è proprietà d’altri?
E come questa di storie ce ne sono tante. I loro protagonisti sono “giovani eroi” che si vogliono mettere in gioco per lasciare un segno importante nella propria economia. Eroi perché provano a sfidare un’epoca maledetta; perché credono possibile costruire con una normale serenità, famiglia, lavoro, futuro… In sostanza, credono nella vita. E in questo scenario così pazzesco, un pizzico di coraggio eroico ci vuole eccome!
Molti di loro sono eroi, purtroppo sacrificati, che cadono sul campo di battaglia sotto i colpi delle delusioni fin troppo drammatiche per la giovane età. Costretti all’acido corrosivo di una sconfitta iniqua, alla vergogna del fallimento, alla paralisi delle iniziative impedite dalla morsa del sovraindebitamento. Delusioni fin troppo beffarde perché causate da eventi incuranti di impegno, sacrifici ed etica. E come li chiami questi, se non eroi?
In questi casi bisogna agire tempestivamente perché se non si mette in chiaro la propria situazione per capire come uscire dalla spirale dei debiti aziendali, si rischia di perdere tutto ciò che può essere attaccato dai creditori. Tutto è pignorabile, non solo la casa (inclusa la prima casa) ma anche il quinto dello stipendio, i conti correnti e tutto ciò che è di proprietà.
Ecco come abbiamo aiutato Simone a risolvere la sua vicenda.
Come avviare una procedura di esdebitazione per uscire dai debiti
Simone chiede il nostro aiuto dopo aver perduto la casa all’asta. Nel suo caso la situazione si complica per un debito residuo che minaccia di aggredire altri beni con pignoramenti mobiliari presso terzi. Dopo aver studiato la sua pratica e analizzato con cura il suo quadro debitorio, abbiamo avviato una procedura di esdebitazione prevista dalla Legge 3/2012. Procedura che taglia i debiti in presenza di effettive e appurabili difficoltà economiche.
La procedura di esdebitazione ha concluso la truce vicenda del sovraindebitamento con una provvista liquida totale di 21.600,00 euro da risarcire in 72 rate mensili da 300,00 euro l’una. Provvista da versare alla data di emissione del decreto di apertura della procedura liquidatoria e per i successivi 6 anni della sua durata.
Ecco la prova del nostro successo.
Simone è tornato a vivere dopo esperienze molto dolorose, ma perlomeno sollevato dalla preoccupazione per i futuri pignoramenti che avrebbero compromesso il suo stipendio e altri beni.
Ho preparato una serie di video sulla legge 3/2012 per spiegare come funziona e quando vale la pena di scomodarla. Talvolta conviene, altre volte la sconsiglio. Può essere una soluzione in determinate circostanze, per esempio quando i debiti sono molto elevati e coinvolgono diversi tipi di creditori, incluso il fisco (Ex Equitalia).
Cosa altrettanto importante è affidare la pratica di esdebitamento a persone competenti. È difficile vedersi approvare una domanda di riduzione del debito, proprio in virtù delle sue caratteristiche e dei requisiti richiesti per accedervi, non sempre compresi a fondo da chi vuole avviare una procedura per sovraindebitamento.
Prima di intraprendere la via dell’esdebitazione per uscire dalla morsa dei debiti aziendali, è necessario capire come funziona la legge 3/2012, quali sono le modalità per accedervi e come presentare la domanda per un piano personalizzato di pagamento del debito. La legge 3/2012, infatti, non è una cancellazione del debito e non avviene per magia, ma dà accesso alla possibilità di stipulare un accordo con i creditori per il pagamento di debiti insoluti.
Considera anche che non sempre, come abbiamo già detto, è vantaggioso ricorrere alla legge 3/2012. Ad esempio, in presenza di importi inferiori – relativi a debiti accumulati per rate del mutuo o del condominio non pagate – è più vantaggioso ricorrere a una soluzione più rapida e conveniente per evitare il dramma della svendita di casa all’asta con le conseguenze di un debito ancora da sanare. Soprattutto per evitare che la condizione di sovraindebitamento scateni i creditori all’attacco di stipendio, conto corrente, pensione ecc..
Se stai vivendo una vicenda di sovraindebitamento per debiti dell’azienda e vuoi avviare una procedura di esdebitazione, come previsto dalla legge 3/2012, contattaci per spiegarci la tua condizione debitoria.