Quando ero piccola mi ricordo che andavo in giro per la città a far la spesa con i miei genitori. Non esistevano i grossi centri commerciali, si girava il paese andando a trovare i piccoli negozietti. Il mcellaio, il panettiere, la parrucchiera, la signora del negozio di alimentari che vendeva di tutto un po’. Tutte persone che conoscevo bene e con cui avevo un rapporto molto stretto.
Purtroppo quei bei tempi dove si andava a fare la spesa in bicicletta con il cestino davanti sono passati, almeno, per me e nella mia città.
Ora ci sono grossi centri commerciali che hanno assorbito tutta la grande distribuzione offrendo alla massa più risorse e più comodità. E quei negozietti sono stati spazzati via drasticamente. Con la conseguenza di dover chiudere bottega e licenziare coloro che lavoravano alle loro dipendenze.
Le vie delle città dove una volta si passeggiava sono solo lo spettro di quei tempi. Ora vedo molte serrande chiuse. Sono rimasti solo i negozi storici, quelli in cui si ha proprietà dei muri in modo da non pesare sulle spese di gestione mensili… perché un affitto sarebbe impossibile da sostenere.
Tra il 2004 e il 2016, il numero di lavoratori autonomi si è ridotto nel nostro Paese di ben il 13%
Indice del contenuto
- Tra il 2004 e il 2016, il numero di lavoratori autonomi si è ridotto nel nostro Paese di ben il 13%
- Conviene comprare casa quando c’è lavoro?
- Non pagare il mutuo della casa, le tasse, e i contributi aziendali…
- Cosa succede se non si pagano le rate del mutuo?
- Come possono due piccoli lavoratori autonomi uscire dai debiti dopo aver chiuso le proprie attività per crisi?
Uno studio approfondito condotto dal dottor Emilio Reyneri dell’Università Bicocca.
Se in città c’è il deserto un motivo ci deve essere…
Se da una parte la grande distribuzione arriva rifornire i grossi centri abitativi, dall’altra desertifica le strade e svuota interi quartieri di quelle piccole attività che servivano i cittadini e davano lavoro a livello locale.
È così è stato per la coppia di coniugi residenti a Brescia che per anni hanno portato avanti le loro piccole attività.
Il marito, il signor C. L. svolgeva la propria attività di artigiano edile con la propria ditta individuale.
Come tutti ha aperto la sua piccola attività dopo un periodo di tirocinio presso un signore che gli ha insegnato il lavoro.
Dopo anni, ha deciso che era tempo di andare con le proprie gambe e affrontare il mondo del lavoro.
Apre l’azienda e a colpi di cazzuola e spinte du cariole di cemento sostiene la sua famiglia.
Sua moglie, la signora E. L. era titolare di partita iva individuale e aveva un negozio di parrucchiera. Anch’essa ha imparato presso altro negozio dove ha lavorato per anni imparando l’arte del taglio e della messa in piega.
Una famiglia come tante.
Due professioni come tante.
Si lavora a pieno regime e nel 2005, i coniugi decidono di comprare casa.
Conviene comprare casa quando c’è lavoro?
Vanno in banca e chiedono i soldi per il mutuo che vengono concessi in cambio dell’ipoteca sulla casa.
L’ipoteca è una garanzia per la banca. Serve a poter mettere le mani sulla casa nel momento in cui le rate del mutuo non vengono pagate.
Ma in quel momento lì non ci pensi. Quando sei dal notaio l’unico pensiero è il futuro dei sogni. La tua famiglia. I figli.
Dopo qualche anno i coniugi si ritrovano a dover chiudere le attività perché la crisi ha bussato alla loro porta.
Dapprima il signor C. L. è costretto a chiudere l’attività nel settore edile che da diverso tempo era in rosso e lo ha portato in una situazione di sovraindebitamento.
Ma senza lavoro le spese non si possono pagare.
E così si mette a cercare un’occupazione in zona e la trova. Da inizio del 2018 è diventato operaio dipendente a tempo indeterminato presso una società.
Segue la moglie, titolare di una ditta individuale da parrucchiera, cancellata all’inizio del 2019.
La sua attività per anni ha retto, ma alla fine erano più le uscite che le entrate.
Non potendo più sostenere le rate del mutuo, e le spese di casa, sono costretti a cercare una soluzione.
Ormai i rapporti tra i due sono molto deboli. Si litiga per tutto e su tutto.
Quando esiste una crisi del genere la famiglia è la prima a risentirne. Molte famiglie si sfasciano per problemi economici.
Non pagare il mutuo della casa, le tasse, e i contributi aziendali…
Oltre al mutuo i due coniugi si ritrovano sommersi di tasse e a non essere puntuali con versamenti fiscali, contributivi e previdenziali, inerenti alle rispettive attività professionali, generando ulteriore debiti anche di natura erariale.
Non sono i soli ad essere in questa situazione.
Quando un’attività non va più bene i debiti si accumulano. Sia con le banche che con lo Stato.
Anche se cerchi di trovare accordi con i creditori, difficilmente trovi una soluzione, perché anche rateizzando il debito, rimane comunque alta la rata mensile da sopportare.
Per cui tiri una somma. Mangiare o pagare i debiti?
Cosa succede se non si pagano le rate del mutuo?
Le rate insolute del mutuo innescano un volano di scomode situazioni.
Ogni giorno ricevono telefonate da recupero crediti che come un martello pneumatico batte insistente per cercare di estrarre qualcosa.
Di solito non usano mezzi morbidi, tutt’altro. Martellano al limite della legalità, fino al punto di stressarti e spingerti a bloccarli o a cambiare numero.
Ma questo atteggiamento non risolve nulla, perché le rate non pagate comunque si accumulano.
E purtroppo, a non pagare le rate del mutuo la conseguenza è il pignoramento sulla casa.
“Quante rate del mutuo posso saltare prima di arrivare al pignoramento?” ha chiesto il signor C. L. al direttore della banca.
Silenzio di tomba dall’altra parte.
Immedatamente si mettono in moto per vedere se amici o parenti possono dargli una mano finanziariamente, giusto per tamponare la situazione.
Ma nessuno può mettere sul piatto dei soldi.
Non che non volessero aiutarli, ma impossibilitati a farlo.
I mesi passano e arriva quella maledetta lettera verde che dice “la tua casa è stata pignorata”.
Doccia fredda.
Le loro paure si sono trasformate in realtà.
“Dove andiamo?”
“Cosa facciamo?”
“E se ci vendono la casa all’asta ad un prezzo che non chiude i debiti?”
E così è stato.
Il Totale dei debiti dei coniugi era di € 314.564,21
Si sono visti svendere la casa all’asta rimanendo con una montagna di debiti da pagare come residuo.
Cosa fare?
Oltre al danno, la beffa.
Come possono due piccoli lavoratori autonomi uscire dai debiti dopo aver chiuso le proprie attività per crisi?
E così ci conosciamo.
Li invito nel mio studio per un’analisi della loro situazione.
Capisco subito che la loro condizione emotiva è percolante.
Sono tesi, stanchi. Si vede che hanno passato le pene dell’inferno.
Dopo un paio di ore di colloquio troviamo la strada giusta.
Presentiamo la nostra proposta al giudice che ci viene accolta.
Li chiamo e gli dico del risultato. Quasi non ci credono.
Una provvista liquida di euro 18 mila, da versarsi in n°72 rate mensili da euro 250,00 l’una, che verrà versata dalla data di emissione del decreto di apertura della procedura liquidatoria, per i successivi 6 anni di durata della medesima.
Un altro successo e un’altra famiglia a cui abbiamo ammazzato il debito.
Come cambierà da oggi la loro vita non avendo più quelle scomode rate che bloccavano la loro serenità?
Ci auguriamo tutti che sarà un nuovo inizio, più sereno e tranquillo.
Qui sotto la omologa dell’apertura della procedura di liquidazione
Avvocato Monica Pagano