Se stai pensando di chiudere una ditta individuale piena di debiti ti conviene leggere questo articolo per conoscere tutti i passi da seguire.
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Scenario piuttosto tipico di questi tempi quello delle ditte individuali indebitate. Impoverite da una crisi che dimezza i guadagni e lascia piccoli e medi imprenditori con i conti in rosso… e un mare di debiti sulle spalle.
Parliamo di persone che hanno creduto per una vita intera nella loro professione. Artigiani e commercianti che a un certo punto non ce la fanno più a sostenere le spese di gestione e fornitura e che per quanto cerchino di evitare il peggio alla fine restano schiacciati dalle tasse.
Molti di loro – con enorme sofferenza – sono costretti a chiudere l’attività.
Ditta individuale piena di debiti con fornitori ed Equitalia
Il dramma del sovraindebitamento è la ferita aperta di artigiani e commercianti indebitati con banche, fornitori e debiti con Equitalia per IVA e contributi INPS.
In tutti questi casi, privati, enti o istituti di credito fanno partire l’azione esecutiva.
Ecco perché è bene conoscere i rischi che si corrono in caso di sovraindebitamento con banche, fornitori e fisco, ma soprattutto sapere come uscirne senza rischiare il crollo finanziario.
Chiusura ditta individuale con debiti, cosa rischio?
Il libero professionista rischia con tutti i suoi beni gli errori della sua attività.
Quando si apre la partita iva, di fatto si comincia a camminare su una fune e al primo soffio di vento, se non si è strutturati, si rischia di cadere nel vuoto trascinandosi con se tutto.
E questo è il pensiero più logorante per molti piccoli imprenditori che riguarda proprio i rischi di chiudere una ditta individuale con debiti.
Quali sono le conseguenze di una ditta individuale indebitata?
Chiudere una partita iva piena di debiti passa innanzitutto attraverso una procedura che prende in esame:
- la somma totale dei debiti
- il capitale dell’azienda
- proprietà e patrimonio del debitore.
E finisce con una procedura esecutiva che segue un iter di recupero crediti rivalendosi su tutto ciò che possiede la persona indebitata: prima casa, altri immobili, automobile, terreni, beni dei garanti, ecc, sui quali i creditori avanzano diritti fino a chiusura del debito.
Inutile dire quanto prima il fallimento professionale e poi le azioni esecutive mettano a dura prova un imprenditore. Perché oltre ai conti in rosso e ai debiti insoluti, bisogna fare i conti con un fallimento personale che tocca anche la sfera familiare e sociale.
Perdere la calma in queste circostanze, tuttavia, è pericoloso. La lucidità è buona consigliera per uscire dalla crisi.
La consapevolezza è il primo passo per prendere decisioni sensate, supportate da un’assistenza professionale che indichi le strade da seguire per risolvere anche casi di sovraindebitamento molto gravi. Immaginare scenari o restare nell’incognita dei rischi approntando soluzioni fumose, rischia di peggiorare le cose.
Cosa succede se il titolare di una partita iva individuale non possiede nulla?
Diverso è il caso in cui l’imprenditore non possiede nulla al momento della cessazione di una ditta individuale con i debiti.
Non ci sono beni attaccabili e questo da un lato è confortante ma, dall’altro, a risentire pesantemente dei conti in sospeso con i creditori è la reputazione. La situazione debitoria non risolta, infatti, sporca il nome dell’indebitato che, considerato un cattivo pagatore, non può più accedere a nessuna forma di credito, né avviare qualsiasi altra attività imprenditoriale.
Una condizione altrettanto sgradevole.
Come gestire la chiusura di una ditta individuale con debiti
Andrea era titolare prima di un negozio di abbigliamento e poi di un negozio di servizi elettronici e informatici chiuso nel 2014.
La sua storia è quella di un sovraindebitamento dovuto al fallimento di due iniziative imprenditoriali.
Dopo la chiusura dei negozi, Andrea tenta di risollevare le sue finanze come libero professionista presso società informatiche a tratti contando sulla fortuna di assunzioni a tempo determinato.
Ad oggi non è stata attivata nessuna esecuzione contro di lui perché Andrea non possiede nulla, né casa né auto. Nulla.
Ma se da un lato, paradossalmente, la sua fortuna è proprio questa, dall’altro i debiti pendenti sporcano il suo nome. Andrea, come tutti quelli che scontano la condanna dei debiti non può compiere un passo in autonomia perché risulta cattivo pagatore.
Essere segnalati come cattivi pagatori in CRiF significa dire addio al credito per sempre. Si cade nella morte finanziaria, ovvero, si è morti per il sistema creditizio. Non si ha più nessuna credibilità quando si avrà bisogno di soldi per cambiare l’auto per andare al lavoro, per viaggiare, per cambiare i mobili o solo un elettrodomestico.
Per riprendersi la dignità come persona e professionista, dopo anni di smarrimento, Andrea finalmente cerca una soluzione definitiva che possa restituirgli la possibilità di vivere senza restrizioni.
Per stralciare i debiti accumulati che ammontano a circa € 35.000,00, decide di appellarsi alla Legge sul Sovraindebitamento e nello specifico a una procedura di liquidazione del patrimonio per risanare i debiti.
A disposizione dei creditori una provvista mensile di € 300,00 garantiti dalla madre e dalla sorella. La durata dei pagamenti è di 4 anni, per un totale di € 14.400,00.
Esiste il modo per risolvere i debiti una volta per tutte. La Legge 3/2012 è un ottimo strumento per uscire dal sovraindebitamento se vi sono i requisiti per accedervi. Non tutte le situazioni debitorie, infatti, sono risolvibili dalla Legge 3/2012.
Sei una ditta individuale piena di debiti e non sai cosa fare?
Contattami adesso per sapere come puoi risolvere.
2 Commenti. Nuovo commento
Io ho debiti con equitalia.la mia azienda e stata venduta all’asta da una banca non sono fallito tutti i debiti con fornitori e operai gli pagati altri immobili sono stati venduti con importi molto inferiore al loro valore quindi non è stato sufficiente per saldare anche Equitalia..cosa può succedere
Buongiorno Francesco,
ci contatti IMMEDIATAMENTE a info@leggesovraindebitamento.it