Anche i disabili colpiti da sovraindebitamento perdono la casa venduta all’asta
Indice del contenuto
- Anche i disabili colpiti da sovraindebitamento perdono la casa venduta all’asta
- Alla legge interessa poco e niente della situazione personale dell’indebitato
- La legge non evita lo sfratto a persone disabili che vivono in una casa all’asta
- Falegname disabile perde la ditta e cade in crisi per sovraindebitamento
- Libero dai debiti con la legge 3/2012 per l’esdebitazione
- Salva pensione e stipendio dal pignoramento
- Le conseguenze psicologiche del pignoramento della casa
Agghiacciante, vero? Ma succede.
Negli ultimi 3 anni, 750 mila immobili sono andati all’asta. E 7 immmobili su 10 sono case d proprietà, appartenenti a famiglie di privati, con bambini, anziani, e invalidi.
La legge non guarda in faccia a nessuno, purtroppo. E mi dispiace davvero molto.
Ma, anche se si tratta di un disabile o di una famiglia con bambini piccoli e con la casa pignorata a causa del sovraindebitamento, la legge sferza pugni senza sentire ragioni. L’atto di pignoramento non fa eccezione e non risparmia nessuno: se sei pieno di debiti e non li risani in tempo, ti tolgono la casa.
In molti, cercando una soluzione per evitare il terremoto finanziario, decidono di venderla loro stessi la casa, prima che finisca svenduta all’asta
- perché sanno che almeno in questo modo possono ricavare più denaro rispetto a quello della vendita giudiziaria, sanare i debiti ed evitare altri pignoramenti;
- perché questa poi è la spina nel fianco che ti condanna alla precarietà, il rischio peggiore che corre anche chi è più debole, come un disabile o un padre di famiglia con bambini: il pignoramento degli altri beni oltre alla casa;
- perché se la somma ricavata dalla vendita all’asta non è sufficiente a chiudere il debito, i creditori possono attaccare anche questi altri mezzi di sopravvivenza:
- stipendio
- pensione
- conti correnti.
Alla legge interessa poco e niente della situazione personale dell’indebitato
La legge è per nulla interessata alla condizione singolare delle persone in sovraindebitamento. Siano esse disabili o anziani, se deve buttarti fuori di casa lo fa e basta.
NON esiste una legge che dice che un disabile può rimanere a vivere in una. casa pignorata dopo che è stata venduta all’asta!
Viene da chiedersi perché la legge sul pignoramento se la prenda anche con persone come Nonno Mariano. Invalido di 91 anni andato in onda sul programma Le Iene, perché sfrattato da casa sua.
Questo signore è ormai deceduto. Un’altra vittima del pignoramento e della perdita della prima casa all’asta. Conviene agire con molta velocità per evitare altri danni e problemi.
La legge non evita lo sfratto a persone disabili che vivono in una casa all’asta
Piuttosto la legge offre una via d’uscita a chi pieno di debiti e può ricorrere alla procedura di esdebitamento, previsto da una normativa voluta per contenere il brutto fenomeno sociale che aveva preso una piega troppo scabrosa per la dignità del Paese.
Non a caso la legge 3/2012 è stata chiamata legge salva suicidi.
Ma non è detto che il rimedio per il sovraindebitamento funzioni per tutti, o che il giudice approvi la domanda di esdebitamento. Devi avere gli strumenti in mano, perché con i soli diritti non ci fai nulla. La domanda si deve formulare con tutti i crismi e sacrismi.
A curarne la compilazione dovrebbe essere uno specialista che conosce la materia e i dettagli spesso nascosti nell’interpretazione sbagliata della legge. E a parte l’ammissibilità, a monte c’è da ragionare sulla reale convenienza della legge 3/2012 per l’esdebitamento.
Per chi deve restituire somme elevate, è sicuramente una via d’uscita; chi ha debiti insoluti per le rate del mutuo o del condominio, invece, può senz’altro ricorrere a un saldo e stralcio.
Ma questo bisogna farlo prima che la casa finisca venduta all’asta, e senza mettere a rischio altri beni, quando è ancora possibile ricavare un profitto maggiore dall’immobile per poter affrontare tutta o buona parte dei debiti.
Perché comunque una casa pignorata si può vendere!
E per sanare la parte restante si può trovare un accordo con i creditori, gestito da professionisti che sappiano curare la trattativa con banche e finanziarie.
Quindi, meglio venderla da soli la casa, a un prezzo superiore rispetto a quello dell’asta, piuttosto che aspettare di vedersela portar via e ritrovarsi a vivere con l’incubo di altri pignoramenti.
In ogni caso, i debiti portano sempre guai. La paura di agire di fronte all’idea di perdere la casa, un bene primario per ogni persona, diventa disperazione per non aver agito prima secondo logica e buon senso. Il buon senso è quello di salvare tutto il resto dal pignoramento per poter continuare a vivere, dar da mangiare ai figli, avere ancora la possibilità di costruire un futuro. Tolto il libretto, tolto il bancomat, tolto tutto… cosa può fare un padre per i suoi figli? Nulla!
Il problema, dopo la perdita del lavoro, può portarne di nuovi e sempre di più gravi, disintegrando tutto. Come è successo a Luigi (NDF), ex falegname in pensione, disabile e sovraindebitato, punito dal maleficio di una crisi economica globale e dimenticato dalla legge proprio quando avrebbe avuto bisogno di un sostegno per la sua già precaria condizione di salute.
Falegname disabile perde la ditta e cade in crisi per sovraindebitamento
Come si suol dire, piove sul bagnato. Di storie come quella di Luigi ce ne sono tante, oggi, in Italia. Storie di persone che non hanno colpa di una crisi economica affetta da bulimia, e che subiscono veramente una forte ingiustizia sociale. Se non altro perché oltre a cadere vittime di un problema più grande di loro, che riguarda il Paese intero, sono anche messe alla porta senza alcuna pietà e nonostante le gravi condizioni di salute. Ma come abbiamo detto, alla legge interessa poco e nulla dei problemi della gente.
Luigi, oggi ex falegname in pensione, è uno dei tanti artigiani che sposa il suo lavoro perché ne è davvero innamorato. Avvia l’attività in un altro momento storico, quando è ancora possibile realizzare un sogno ammesso e concesso. Purtroppo poi, come sappiamo bene, a un certo punto della storia arriva il nuvolone carico di pioggia a coprire tutto il comparto industriale italiano, e non solo…
La crisi e la difficoltà a mantenersi a galla in un mare di tasse e spese si fanno sentire.
Luigi è anche disabile, e in cantina non conserva le rotative per creare denaro ma gli attrezzi da falegname per costruire. Costruire. Mette i soldi in banca, non li tiene sotto al materasso. E paga regolarmente i suoi conti fintanto che può.
In Italia, la fine della piccole ditte artigianali come quella di Luigi è ancora sotto gli occhi di tutti. Lasciate a loro stesse, semmai piegate dal peso di una grossa palla al piede che quando cerchi di salire, a un certo punto della strada te ne torni piano piano verso il basso, senza più forze.
Anche la ditta di Luigi, dopo anni di attività, a un certo punto cade in difficoltà economica e lascia un povero cristo senza croce. Perché il paradosso è proprio questo: fintanto che puoi sopportarne il peso di quella croce sei pure disposto a tenertela, ma quando non hai più risorse resti solo un cristo senza croce.
Senza la sua croce ma pieno di debiti, Luigi finisce nel marasma del sovraindebitamento. Le condizioni di salute, già precarie, peggiorano sotto la pressa di questo enorme stress. E mentre lui finisce allettato, i suoi debiti insoluti ingrassano e lievitano fino a far scattare il pignoramento dell’immobile.
Una porzione della casa diviene oggetto di ben 3 esperimenti d’asta, e ormai nel suo letto trova solo un lieve riposo fisico ma non quello mentale.
Le sue notti sono estenuanti e insonni, le ore del giorno le trascorre con la sensazione di avere una spada che pende sulla testa. In questa condizione di disperazione cerca e trova il nostro aiuto.
Noi siamo ben felici di ascoltare la sua storia e di costruire una buona soluzione per tirarlo fuori dal sovraindebitamento.
Libero dai debiti con la legge 3/2012 per l’esdebitazione
La soluzione di esdebitazione per Luigi arriva con una procedura di liquidazione del patrimonio prevista dalla legge 3/2012, con una una provvista liquida totale di 6.000,00 euro da versarsi in 60 rate mensili da 100,00 euro l’una, a partire dalla data di emissione del decreto di apertura della procedura liquidatoria, e per i successivi 5 anni della sua durata.
Dalla procedura di liquidazione restano fuori i mobili di casa, perché privi di valore e perché rappresentano beni funzionali al sostentamento e al decoro familiare, e l’autovettura come unico mezzo necessario per il trasporto di Luigi, persona disabile certificata.
Non male come esito considerando il punto di partenza. Sicuramente, bisogna agire tempestivamente quando ci si trova imbrigliati in una situazione di sovraindebitamento. L’unica alternativa alla scivolata pericolosa sulla buccia dei pignoramenti a catena è quella di uscire dalla stretta dei debiti, perché il creditore non molla fintanto che quelli restano aperti.
Ecco la disposizione del giudice.
Salva pensione e stipendio dal pignoramento
Come Luigi ce ne sono tanti che si rivolgono a noi per trovare una soluzione alla dramma dei debiti. Il fatto è che si perde il lavoro dall’oggi al domani, si finisce nel giro dei debiti per un’azienda succhia-soldi azzoppata da tasse e spese di gestione. Finanziamenti, rate del mutuo e altri crediti restano appesi a mezz’aria, e con l’acqua alla gola si punta dritto alla sopravvivenza.
Bisogna pur mangiare, crescere i figli giorno per giorno, curarsi, pagare le bollette…
Tutti quelli che inciampano nel problema dei debiti, contratti ora per motivi di fallimento aziendale ora per la perdita del posto di lavoro da dipendente, cercano di uscirne con i mezzi disponibili. L’obiettivo è salvare casa perché così ci sembra di mettere al sicuro i figli che un domani ci rinfacciano la privazione.
Non è una bella vita quella di chi ha e poi perde. Né tantomeno quella di un figlio di 25/30 anni che non può contare sull’aiuto di un genitore. Eppure quel padre il mazzo se l’è fatto eccome!
Né tantomeno è una bella vecchiaia quella di chi dopo aver lavorato tanti anni, invece di godersi un po’ di pace deve pagare debiti, riducendosi a mangiare una volta al giorno, a frugare nei cassonetti o a cercare assistenza negli istituti di carità.
Le conseguenze psicologiche del pignoramento della casa
Il dramma è che a nessuno interessa capire come fai, come ne esci. Lettere, telefonate, minacce… sono tutto ciò che viene in mente quando pensi alla situazione e a come potresti uscirne. E perciò tremi di paura.
Non è che hai modo di confrontarti con quei signori. Sembrano dischi rotti e fintantoché non ottengono quello che vogliono, non mollano. Prima o dopo il conto lo devi saldare. Non importa se sei disabile, malato, vecchio o padre di bimbi che una mamma ancora allatta.
In tanti perdono la casa perché non riescono a saldare i debiti contratti con banche, condomini, privati e società. Creditori che procedono per via esecutiva al fine di ottenere anche solo una parte della cifra che gli spetta. Il pignoramento della casa diventa realtà e così pure la vendita della casa all’asta. Ma se il debito residuo resta in piedi, sei già preda di altri agguati.
Ti sembra sensato mettere in pericolo anche lo stipendio e la pensione dopo che ti hanno pignorato la casa?
In qualsiasi circostanza ti trovi, contattaci per raccontarci la tua storia e trovare insieme una soluzione per evitare di vivere nella condizione estenuante del sovraindebitamento.